L’impatto dello sport nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico

 Antonio Bindi


1.1 Breve descrizione dei disturbi dello spettro autistico


Secondo la definizione riportata sul sito “portale autismo” si parla di autismo, o meglio di disturbi dello spettro autistico in presenza di un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge principalmente linguaggio, comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti e comportamenti ripetitivi e/o stereotipati.

Si utilizza la parola “spettro” (ASD, acronimo inglese di “Autism Spectrum Disorder”) perché la manifestazione sintomatologica di questa condizione varia per tipo ed intensità inficiando proporzionalmente l’autonomia e in ultima analisi la vita dei soggetti colpiti.

Gli elementi chiave dell’ASD che possono essere riscontrati nei bambini autistici sono la difficoltà nella comunicazione in generale, nel comprendere e interpretare il pensiero altrui e nell’esprimersi attraverso la comunicazione verbale e non. Inoltre, è comune una particolare suscettibilità a suoni e rumori, ad avere movimenti stereotipati del corpo come dondolii, autostimolazione o battito di mani. Talvolta alcuni soggetti autistici possono sviluppare crisi epilettiche con esordi tardivi, ad esempio in età adolescenziale. In ogni caso è fondamentale effettuare una diagnosi precoce al fine di intervenire con successo su ogni aspetto compromesso, o più correttamente di “diversità di funzionamento”. Difatti bambini che sembrano avere uno sviluppo “normale” possono manifestare i primi sintomi in età compresa tra 18 e 36 mesi. (tratto da portale autismo)


2. Parte sperimetale


2.1 L’intervento sportivo in soggetti affetti da ASD: risultati motori e cognitivi.


L’aumento nell’incidenza dell’autismo impone la ricerca di approcci alternativi o complementari alle tecniche attualmente disponibili per il trattamento di questo disturbo. Lo sport rappresenta una risorsa interessante, infatti a tal proposito sono state svolte diverse ricerche volte ad indagare quali siano le potenzialità e le possibilità di applicazione in campo terapeutico. Nonostante spesso le persone affette da ASD a causa di difficoltà comportamentali e sociali esprimono una scarsa attitudine allo sport e all’attività fisica in generale. Detto ciò risulta doveroso ricordare che meno opportunità di praticare attività fisica aggravano la condizione di questi individui ed aumentano la frequenza di malattie croniche come l’obesità, difatto molto comune tra gli autistici (Tyler et al. 2011) (Pan C et al 2006). Molti studi evidenziano gli effetti positivi sortiti dall’attività fisica, infatti, tramite quest’ultima migliora la gestione dei sintomi principali sia sotto il profilo mentale che fisico (Sorensen et al. 2014) (Zhang et al 2017). In particolare, alcune ricerche dimostrano quanto l’intervento sportivo incrementi tutte le abilità di interazione sociale, (Movahedi et al, 2013; Zachor et al., 2017) di comunicazione, (Gabriels et al. 2015; Bahrami et al. 2016; Wu et al 2017), di sport, (Gabriels et al. 2015; Lourenco et al 2015; Sarabzadeh et al 2019) e attenui i comportamenti stereotipati (Gabriels et al 2015; Bahrami et al 2012) abbassando dunque la gravità complessiva del quadro sintomatologico del soggetto (Yang et al. 2016; Wu et al 2017; Zhang et al 2017; Jiang et al 2018) per fasce di età che spaziano dall’infanzia all’adolescenza. In generale oltre ai sintomi tradizionalmente associati all’autismo discussi sinora, si aggiungono i deficit delle abilità motorie e spesso la compromissione delle funzioni esecutive (Robinson et al., 2009; Sachse et al., 2013). Per funzioni esecutive si intendono una serie di processi cognitivi che comprendono componenti distinte seppur strettamente correlate tra loro come la flessibilità cognitiva, il controllo inibitorio e la memoria lavorativa (McClelland et al., 2014). Dal momento che la funzione esecutiva è coinvolta sia nella regolazione del pensiero che dell’azione, le manifestazioni comportamentali di quest’ultima possono essere valutate (Becker et al, 2014), analizzando parametri come la difficoltà a svolgere compiti diversi, a iniziare nuove azioni non-routinarie oppure nella mancanza di controllo degli impulsi (Rajendran and Mitchell, 2007). Una bassa flessibilità cognitiva e comportamentale sono problemi tipici in molti bambini affetti da ASD (Reed et al., 2013). Scarsa capacità di iniziativa e flessibilità sono inoltre causa di una minore indipendenza e autonomia in età adulta (Hume et al 2009). Altri effetti a lungo termine sono stati individuati in ragazze con ADHD, nello specifico, è stata osservata una stretta correlazione tra elevato numero di sospensioni ed espulsioni dalla scuola e compromissione delle funzioni esecutive (Hume et al 2009). In virtù del fatto che le funzioni esecutive contribuiscono al successo scolastico, lavorativo, aiutano ad inibire comportamenti inappropriati e migliorano la gestione dello stress nella vita quotidiana, risulta necessario sviluppare interventi mirati a valutare e correggere i deficit di queste facoltà precocemente al fine di evitare difficoltà in età avanzata. Le evidenze suggeriscono che l’attività fisica potrebbero rafforzare questi processi cognitivi, specialmente nei bambini (Gapin et al., 2011). L’esercizio sportivo stimola plasticità neurale non solamente alle regioni cerebrali deputate all’attività motoria è dunque probabile che un intervento basato sullo sport apporti benefici anche allo sviluppo delle funzioni esecutive. (Verburgh et al., 2014).

Tuttavia, esiste poca bibliografia riguardo l’attività fisica impiegata come mezzo di potenziamento delle funzioni esecutive dei bambini autistici ma comunque i dati emersi da questi esperimenti sono promettenti. Un’equiqe di ricercatori ha condotto un esperimento su un singolo gruppo attraverso il confronto tra pre-test e post-test su bambini diagnosticati con ASD di età compresa tra 6 e 14 anni (Hilton et al 2014). L’esito dell’esperimento ha evidenziato un miglioramento delle abilità motorie e delle funzioni esecutive dopo un programma di 10 settimane basato su exergaming, ovvero una disciplina sportiva assistita da supporti tecnologici, che ha indotto miglioramenti notevoli nella memoria lavorativa, nella metacognizione e nelle skills motorie come forza e agilità. Risulta intuitivo quindi come abilità motorie e deficit nelle funzioni esecutive, in aggiunta ai sintomi principali dell’ASD contribuiscano a modeste performances fisiche. In funzione di quanto espresso finora risulta utile intervenire direttamente sulle competenze motorie così da migliorare, per effetto cascata, anche le funzioni esecutive.

Un recente studio su bambini con ASD di età compresa tra 14 e 33 mesi conferma questa relazione ed evidenzia che le competenze motorie sono indice predittivo della severità di autismo seppur meno influenti del quoziente d’intelligenza verbale (Gotham et al.,2009). Questo implica che i bambini di quell’età con abilità fisiche superiori, probabilmente, paleseranno meno deficit nella comunicazione sociale (MacDonald et al., 2014).

È interessante raccontare come persino discipline non prettamente fisiche migliorino la condizione dei soggetti autistici, ad esempio in un programma terapeutico di equitazione della durata di 12 settimane è risultato efficace nel potenziare la sfera sensoriale e la responsività in bambini con ASD di età compresa tra 5 e 10 anni (Bass et al. 2009). 


2.2 Sport di gruppo e autismo: esito sperimentale di un approccio collettivo


C’è una crescente presa di coscienza relativa ai benefici motori e sociali ottenuti da programmi basati sull’attività fisica di gruppo (OPA: organised physical activities) su bambini affetti da ASD (Rinehart et al 2018). Interventi di gruppo svolti nell’ambiente naturale del bambino producono un aumento nelle interazioni e nelle opportunità di comunicazione. È interessante riportare come una metanalisi mirata ad indagare gli effetti sociali e comunicativi ottenuti con attività sportive di gruppo abbia evidenziato come diversi tipi di OPA somministrati in maniera differenziata possano potenziare le prestazioni sociali dei bambini autistici Anche se i numeri di studi potenzialmente includibili nella parte quantitativa dello studio sono limitati, i risultati hanno riportato che gli interventi sportivi di gruppo hanno dimostrato di avere un effetto di efficacia variabile da bassa a media per quanto concerne l’outcome sociale. Viceversa, non si sono registrati effetti positivi per quanto riguarda la comunicazione. Il risultato di più statistiche converge nell’affermare un effetto medio-basso soprattutto nel funzionamento sociale dei 234 partecipanti di riferimento, ciò suggerisce che la partecipazione in diversi OPA di gruppo potrebbe portare a risultati migliori (Trevarthen and Delafeld-Butt 2013).  Quando i bambini vengono coinvolti in OPA di gruppo hanno la possibilità di sviluppare interazioni sociali con probabili esiti positivi sul funzionamento sociale e promuovere un’integrazione completa all’interno della comunità (Ozer et al. 2012). Questi dati sono importanti per favorire ricerche di più ampio respiro su scala familiare, comunitaria e in contesti internazionali (Rinehart et al. 2018). Difatti, la promozione alla partecipazione sportiva nelle fasce giovani favorisce successivamente il coinvolgimento delle comunità adulte (Perks 2007). In aggiunta al funzionamento sociale, la metanalisi ha esaminato l’aspetto comunicativo senza raggiungere però risultati significativi. Ciò è riconducibile a due motivi: il primo è che sono stati analizzati relativamente pochi articoli (4), inoltre alcuni dati ottenuti da certi studi non sono stati reperibili e quindi non inclusi nella metanalisi, riducendo ulteriormente l’ampiezza del campione (Zachor et al. 2017). In secondo luogo, potrebbe essere che gli OPA non migliorino le competenze comunicative. L’ICF classifica la comunicazione come un’area distinta ma correlata al funzionamento sociale che comprende abilità come il linguaggio, l’ascolto, la lettura e la scrittura (World Health Organisation 2001). Tuttavia, altri studi descrivono dei miglioramenti considerevoli in diversi parametri del linguaggio (come numero e tipo di parole utilizzate in seguito ad un programma di equitazione (Gabriels et al 2015). È possibile che aree della comunicazione come quelle esaminate dal test VABS (test dedicato alla valutazione dell’autonomia sociale) come lettura e scrittura siano meno influenzate dall’attività fisica rispetto ad altre più prettamente sociali come numero di parole pronunciate. La componente qualitativa di questa review evidenzia come siano diversi i risultati riguardo il funzionamento sociale e la comunicazione attraverso i vari studi. Ad esempio, uno studio ha registrato incrementi significativi nella motivazione sociale mentre altri due no. Inoltre, due studi su tre hanno individuato miglioramenti notevoli nella valutazione SRS ovvero un questionario composto da 65 item che giudica il comportamento sociale reciproco, la comunicazione e i comportamenti ripetitivi e stereotipati caratteristici dei Disturbi dello Spettro Autistico. Gli autori propongono diverse spiegazioni riguardo le contraddizioni descritte sinora e sono: L’eterogeneità tra i soggetti nei e tra i campioni, la variabilità considerevole in termini di dosaggio, di tipologia d’intervento e infine nell’impostazione del disegno sperimentale. Alla luce di questi dati discordanti emerge l’esigenza di effettuare più ricerche mirate a valutare gli effetti degli OPA sulle varie sottocategorie della comunicazione.



2.3 Caso studio: l’effetto del programma SPARK sulle performances motorie e                    sociali di bambini affetti da ASD


Nonostante le evidenze a supporto dell’efficacia dei programmi che utilizzano lo sport come strumento per potenziare le abilità sociali, c’è penuria di letteratura relativa al tipo di interventi più adatti a bambini con ASD. In questo studio (SPARK), l’obiettivo è quello di esaminare l’efficacia degli sports e delle attività ricreative per i bambini impostando un programma sul potenziamento della coordinazione e sulla correzione dei deficit sociali nei bambini autistici. Il programma SPARK è stato inizialmente pensato e sviluppato da un gruppo multidisciplinare per promuovere l’attività fisica nelle scuole offrendo una soluzione semplice ed efficacie per bambini affetti da ASD (Dowda et al 2005). I dati disponibili affermano che il metodo SPARK induce benefici sotto il profilo cardiovascolare e sportivo (Mostafavi et al 2013). Tuttavia, lo scopo dello studio è quello di valutare l’efficacia di questo metodo per ciò che riguarda l’aspetto sociale e delle interazioni dei bambini con ASD. L’ipotesi fondante dell’esperimento è che i soggetti sottoposti ad un trattamento di gruppo della durata di 12 settimane avrebbero mostrato segni di miglioramento nelle loro abilità motorie e sociali, confrontati con un gruppo di soggetti non sottoposti al medesimo trattamento aventi funzione di controllo.


Partecipanti 

I soggetti coinvolti nell’esperimento di età compresa tra i 5 e 12 anni sono stati selezionati casualmente da una clinica terapeutica affiliata alla Shahid Beheshti University di Tehran, Iran. Tutti i partecipanti sono stati diagnosticati autistici secondo i criteri riportati sul Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders-Fourth Edition, Text Revision (DSM-IV-TR) nessuno dei quali era mai stato esposto al programma SPARK (Frances et al 2001). 

Eccetto per due soggetti che hanno lasciato il programma, tutti gli altri hanno completato la sessione. I criteri di esclusione dal programma sono stati: assenza di patologie ortopediche e utilizzo nelle 4 settimane precedenti di sostanze psicotrope.

Misurazioni 

Sono state impiegate la scala di Gilliam seconda edizione (GARS-2) e la checklist per la valutazione dell’autismo (ATEC) per valutare i deficit nelle interazioni sociali manifestati dai partecipanti (Gilliam 2006; Memari et al 2013). La scala (GARS-2) è costituita da 42 punti e può essere somministrata da genitori e caregivers in 5-10 min è sviluppata per valutare interazione sociale, comunicazione e comportamenti stereotipati. Ogni punto ha un punteggio massimo di 4 su una scala simile a quella di Likert (0 mai osservato;3 osservato di frequente). La scala ATEC invece è basata su una serie di 77 punti pensati per essere compilati da genitori, insegnanti o caretaker e giudicare la severità dei sintomi e delle problematiche legate allo sviluppo dell’ASD. Inoltre, può essere applicata per valutare l’efficacia dei vari trattamenti per l’autismo. Copre 4 quattro macroaree di menomazione osservate in bambini con ASD incluso comunicazione, socialità, cognizione sensoriale e benessere psico-fisico. Infine, è stato impiegato il test Bruininkse Oseretsky per giudicare l’abilità motoria (BOTMP) e in particolare equilibrio e coordinazione. Questa scheda valutativa si articola in 8 aree mirate a giudicare abilità motorie e impaccio nei movimenti grossolani e fini di individui di età compresa tra 4 e 20 anni (South e Palilla 2013). L’affidabilità del test è stata riportata essere pari a 0.87 (Fisher et al 2008).

Disegno sperimentale

I partecipanti sono stati assegnati casualmente in due gruppi: quello del trattamento (12) e quello controllo (14). Il gruppo del trattamento è stato sottoposto al programma SPARK per tre volte a settimana mentre il gruppo controllo ha continuato con lo stesso stile di vita precedente all’esperimento. Tutti i partecipanti sono stati monitorati secondo il test BOTMP in quattro riprese: prima del programma, proprio prima dell’inizio e dopo 2 e 7 giorni dalla sessione finale da due esaminatori indipendenti ignari dell’assegnazione dei bambini ai relativi gruppi. Anche i questionari GARS-2 e ATEC sono stati somministrati da i genitori e dai caregivers ma in tre momenti: prima dell’inizio e a 2 e 7 giorni dopo l’ultima sessione.

Programma

Il programma SPARK è stato organizzato in 36 sessioni con una frequenza di 3 volte a settimana e una durata di 40 minuti per sessione. Ogni sessione è iniziata alle 11 ed è stata divisa in 3 parti: la prima di 10 minuti dedicata al riscaldamento, la seconda di 20 minuti dove i bambini hanno seguito gli obiettivi del trattamento e l’ultima parte di 10 minuti per il “raffreddamento”. Le sessioni sono state coordinate da 4 coach con almeno due anni di esperienza nell’insegnamento di educazione fisica a bambini e adolescenti con disordini dello sviluppo, specialmente quelli autistici. Queste sessioni sono state supervisionate da psicologi esperti e tre altri coach con familiarità nella gestione di ragazzi con ASD. Lo SPARK è sviluppato per incrementare il benessere relativo all’attività fisica, favorire la coesione sociale e a raggiungere obiettivi didattici (Mostafavi et al. 2013). Una lezione tipo è divisa in due parti: una finalizzata al benessere fisico e l’altra al potenziamento delle abilità motorie. Nella parte dedicata al benessere sono inclusi 13 esercizi di discipline come danza aerobica, corsa e salto della corda. In questa parte l’obiettivo principale è sviluppare resistenza cardiovascolare e modificando intensità, durata e complessità delle attività rafforzare l’addome e la parte superiore del corpo. La seconda parte del programma dedicata alle abilità motorie comprende sports come calcio, basket, lancio del frisbee e kickball. Ciascuno di essi risulta estremamente efficacie nel migliorare le performances cardiocircolatorie ed il benessere in generale. In questo studio sono state analizzati due aspetti del programma SPARK: stabilità e coordinazione confrontando i risultati del trattamento con il gruppo controllo (Tab 1).



Punteggio medio del test di Bruininks-Oseretsky base (pre inizio), poco prima e dopo l’esperimento in entrambi i gruppi

                               

Gruppo                                  

                  Media ± ES                   

coefficiente F  

valore P


 

base

Pre-test

Post-test

5,18

0,009

Equilibrio statico

trattamento

2 ± 2,55

1,41 ± 2,31

3,41 ± 2,31



controllo

1,35 ± 2,61

1,64 ± 1,86

2±2,14



Equilibrio dinamico

trattamento

0,91 ± 1,61

0,58 ± 0,9

1,75 ± 0,96

13,91

0,001

controllo

0,5 ± 0,94

0,5 ± 0,75

0,28 ± 0,61




Tab.1 Punteggio medio del test di Bruininks-Oseretsky base (pre inizio), poco prima e dopo l’esperimento in entrambi i gruppi.


Risultati


Dati generali dei partecipanti

Gruppi 

Numero di partecipanti

Età (media ± ES)

Peso (media ± ES) 

Altezza (media ± ES)

Trattamento 

12

7,08 ± 2,06

22,83 ± 6,5

1,18 ± 1,07

Controllo 

14

5 ± 2,23

13,52 ± 32,07

1,27 ± 1,5


Tab.2 Dati generali dei partecipanti 



Fig. 1 algoritmo procedurale dell’esperimento


La Fig. 1 riporta l’algoritmo procedurale dello studio, mentre nella Tab.2 sono riportati peso e altezza dei bambini in entrambi i gruppi. Non sono state rilevate differenze significative tra la condizione base in entrambi i gruppi sia per l’equilibrio dinamico (t Z 0.993) che in quello statico (t Z 0.685, p Z 0.50). I risultati delle misurazioni ripetute effettuando il test ANOVA per verificare gli effetti del programma sui vari parametri di equilibrio ha mostrato differenze significative tra il gruppo controllo in equilibrio statico (F Z 5.18, P Z 0.009) e dinamico (F Z 13.91, p Z 0.001) Tab 1. I risultati delle analisi successive evidenziano differenze significative tra la condizione precedente all’esperimento e quella successiva (p Z 0.001, CI) 345 e 1.71 e pre-test vs post-test (p < 0.001, CI) 592 e 1.792.

In equilibrio dinamico si è registrata una notevole differenza tra il pre e il post test (p Z 0.001, CI)183 e 0.769. Sono stati impiegati anche campioni K-correlati per la parte di coordinazione del test BOTMP non parametrico. È stata individuata una differenza statisticamente rilevante tra lo sforzo percepito in relazione a quale esercizio del programma SPARK fosse utilizzato per quanto concerne la coordinazione bilaterale tra pre-test, post-test e punto di partenza c2 (2) Z 6.000, p Z 0.049. Inoltre, i punteggi sulla coordinazione del gruppo sottoposto al trattamento nei test BOTMP sono cresciuti da 8,3% al 33% al post test. I risultati del test ANOVA riguardo ATEC e GARS2 relativi alle sottocategorie dedicate alla valutazione delle interazioni sociali hanno mostrato differenze considerevoli tra gruppo trattamento e controllo (Tab 3). 

Tab 3 Misurazioni ripetute dei test ATEC e GARS nei due gruppi 

questionario

categoria

gruppi

Media (ES)

Coefficiente F

Valore P


Pre-test

Post- test


GARS-2

Interazione sociale

trattamento

20,25 ± 4,81

14,58 ± 7,79

7,81

0,01



controllo

19,14 ± 7,81

21,28 ± 8,87



ATEC

socievolezza

trattamento

10,54 ± 4,50

5,54 ±  4,22

7,86

0,01



controllo

10,78 ± 5,78

10,85 ± 6,87




Tab. 3 Misurazioni ripetute dei test ATEC e GARS nei due gruppi


Riguardo il questionario ATEC, il programma SPARK ha sortito un effetto positivo sulle interazioni sociali (F Z 7,86, P Z 0,01). Inoltre, lo stesso risultato è stato confermato dal GARS-2 secondo il quale l’intervento ha avuto un esito positivo sull’interazione sociale. (F Z 7.81, P Z 0.01).


Discussione


L’obiettivo principale dello studio è stato quello di indagare l’efficacia del programma SPARK sulle abilità motorie e sociali di bambini affetti da ASD. Difatti, i risultati ottenuti dimostrano un aumento considerevole nelle performances motorie come equilibrio e coordinazione ma anche per quanto concerne le abilità sociali. Questi risultati sono in linea con altri studi sul tema. (Pan 2011) (Movahedi et al 2013)

Il gruppo che ha ricevuto il trattamento ha palesato un miglioramento nella coordinazione bilaterale rispetto al gruppo controllo. La componente ludica del programma SPARK potrebbe aver contribuito positivamente al potenziamento delle abilità motorie dei bambini autistici, coerentemente con quanto riportato da (Yilmaz et al 2004; Pan et al 2017). Difatti, mantenere controllo ed equilibrio sono prerequisiti fondamentali per le attività fisiche quotidiane. Recentemente degli studi hanno descritto una complessa interazione tra sistema scheletrico, muscolare e nervoso nel controllo dell’equilibrio (Cuccia et al 2009; Sherwood 2015). Inoltre, hanno scoperto che il contributo di ciascun sistema dipende dal contesto spaziale e dall’obiettivo dell’attività svolta. In questo modello il sistema nervoso centrale integra altri sistemi come quello propriocettivo, vestibolare e visivo affinchè abbia cognizione del centro di gravità del corpo relativo alla superficie di contatto elaborando una risposta appropriata (Marsh et al 2010). Da questo punto di vista gli individui che praticano regolarmente footing per un periodo specifico incrementano il loro equilibrio, anche dinamico (Stoggl et al 2010). Le evidenze emerse dallo studio sul programma SPARK ricalcano quanto riportato da Pan et al 2017 e da Bremer et al 2015 che mostrano come interventi basati sull’attività fisica potrebbero essere un fattore terapeutico che concorre al miglioramento della coordinazione bilaterale in soggetti affetti da ASD. Probabilmente perché la partecipazione agli esercizi aumenta la sensibilità sensoriale e la mole di informazioni ambientali che potenziano l’attività cerebrale e magari anche la coordinazione bilaterale (Smiths-Engelman et al 2013). Ci sono diversi meccanismi promossi dall’esercizio fisico capaci di incrementare le abilità motorie in individui con ASD ad esempio 1) potenziare il sistema scheletrico 2) fare esercizi ripetitivi mirati ad incrementare una determinata abilità 3) migliorare la motivazione attraverso l’autostima 4) usare tecniche cognitive per affinare l’abilità dei bambini nell’affrontare nuovi compiti (Watemberg et al 2007). I dati indicano numerosi deficit nel cerebellum di soggetti con ASD, incluse menomazioni del Purkinje e dei neuroni granulari nell’emisfero posteriore e nel vermis (Yun et al 2014). L’attività fondamentale del cerebellum è controllare le abilità motorie tramite il contributo concertato di stimoli visivi, auditivi e somatosensoriali (Fournier et al 2010). Alcuni studiosi hanno scoperto che gli esercizi sul tapis roulant potrebbero migliorare i disordini del neurosviluppo rallentando la perdita delle cellule del Purkinje nel cerebellum (Yun et al. 2014). Pertanto, il programma SPARK che comprende attività che richiedono abilità di apprendimento, controllo motorio e coinvolgimento sociale dovrebbe stimolare positivamente le funzioni corticali, subcorticali e del cerebellum. Tuttavia, nel presente studio non c’è una misura diretta delle funzioni del cerebellum, i risultati riguardo questo aspetto sono derivati da studi sul tema e dall’interpretazione degli autori. Perciò, è ragionevole pensare aspettarsi miglioramenti nelle performances motorie cosi come nelle funzioni del cerebellum grazie alla partecipazione al programma SPARK.

L’altro scopo dello studio è stato quello di esaminare l’effetto del programma SPARK sulle interazioni sociali di bambini con autismo. Dopo aver eseguito gli esercizi del programma i soggetti del gruppo trattato hanno manifestato un sostanziale miglioramento nelle interazioni sociali. I potenziali benefici dell’esercizio fisico nel promuovere l’interazione sociale, come accaduto nello studio SPARK, sono confermati in studi analoghi come quelli di (Movahedi et al. 2013; Ketcheson et al 2017; Gabriels et al 2012). I ricercatori ipotizzano che i soggetti esposti ad esercizio fisico, normodotati o meno, possano godere di un migliore sviluppo psicologico e sociale (Movahedi et al. 2013; Smith 2003). Fattori come autostima e fiducia in sè stessi sono fattori cruciali per la socializzazione (Movahedi et al. 2013; Guidetti et al. 2009). Il miglioramento delle funzioni sociali dei soggetti ASD esposti ad attività fisica trova anche una spiegazione neurochimica, infatti, secondo alcune ricerche sono riscontrabili livelli anomali di neurotrasmettitori come ossitocina e serotonina in soggetti autistici, che potrebbero compromettere le funzioni sociali (Blatt et al 2010). La modulazione di comportamenti complessi, emozionali e sociali, sono incrementati dall’ossitocina (Pederson et al 1979). Secondo Chanada e colleghi, si verificano dei disordini metabolici della serotonina in diverse regioni del cervello di individui autistici (Chandana et al 2005). Molti altri studi mostrano come l’attività fisica migliori il metabolismo della serotonina e ossitocina nel cervello, con un’effetto positivo nei sistemi centrali ossitocinergici e serotoninergici (Movahedi et al. 2013).

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Commenti

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  2. Un attenta disamina delle funzioni del cervelletto legate alle psicosi si trova in A. Parmegiani, G. Bersani nel Journal of Psychopathology, 2007 "Un caso di sindrome cerebellare-cognitiva" (detta anche dismetria cognitiva), in cui si spiega le funzioni affettive che il cervelletto sostiene e che ancora oggi non sono riconosciute in psichiatria. Voglio ricordare anche il ruolo del Movimento come espressione del collegamento più profondo tra strutture cerebrali interne dell'encefalo e quelle più corticali così come si evince dalla teoria dei "neuroni specchio". Nella disconnessione delle aree che colpisce (non solo) i soggetti con spettro autistico, le alterazioni del movimento e della rappresentazione corporea derivano dalla mancanza di integrazione tra le varie parti. MGrazia Sbragia

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